mercoledì 8 gennaio 2014

^Sigh^Life! - in fuga, ovvero Saguaro



Sono in fuga dai blog.
Sono in fuga dalle letture necessarie.
Sono in fuga dalla scrittura bulimica.
Il tempo di respirare e giù in picchiata verso un nuovo territorio.
Avventuroso?

Sono accadute delle cose, in Italia, e il fumetto seriale sta cambiando.
Alcune cose sono molto visibili, altre meno.
Tra le ultime, credo sia utile parlare di Saguaro, la serie Bonelli di Bruno Enna.
Nel periodo natalizio, si può dire che abbia letto solo Saguaro, recuperando più di un semestre di arretrati. E l'ho fatto con crescente soddisfazione. Notando, numero dopo numero, le interessanti novità che l'autore ha inserito in un seriale Bonelli.
Ricordiamolo! Saguaro è una serie. Si parla da tempo di una sua possibile chiusura per basse vendite, cosa che non mi stupirebbe (il perché lo capirai leggendo fino in fondo). Ma intanto, con questa ombra sulle spalle, il lavoro di Enna rischia di passare ancora più in sordina e di essere snobbato. Tu la seguiresti una serie che sai già che presto chiuderà?!
Ma quel "presto", cosa vuol dire?
Sicuramente Saguaro supererà le 30 uscite. In più di due anni e mezzo di pubblicazione, è possibile costruire una signora storia. Enna ci sta riuscendo? In buona parte si.

Ma il merito di questo articolo non è tanto, o solo, la qualità delle storie di Saguaro, quanto le originali modalità con le quali l'autore sta sviluppando la serie. Ne faccio di seguito un elenco sintetico.

1. Lo sviluppo della storia senza soluzioni di continuità. Un intreccio che si sviluppa di numero in numero, in un buon equilibrio tra leggibilità autonoma della singola storia e continuity. Nel tentativo di Enna, ci vedo più di un passo in avanti rispetto a quanto fatto in altre serie (e qui, il gioco è facile) ma anche rispetto alle miniserie Bonelli, dove l'impostazione editoriale favoriva questo "taglio", ma dove gli autori hanno mostrato qualche incertezza di troppo;

2. Il costante cambio di scenario in cui si muove Saguaro e, di conseguenza, il genere di riferimento. Il protagonista "è stato" un pellerossa, un detenuto, un fuggiasco, un poliziotto, un vendicatore, ... Enna ha modulato abilmente lo stile narrativo, mantenendo sempre credibili i contesti e dedicando cura e verve nel dipingere i diversi personaggi che hanno preso la scena.

3. La presenza di un "arci-nemico" decisamente fuori schema rispetto ai canoni bonelliani, che ha assunto nel tempo forme e pesi narrativi diversi, sempre interessanti.

4. Lo sviluppo di una narrazione veloce, con un utilizzo moderno e consapevole delle parole a sostegno dei disegni, senza per questo perdere in profondità quando necessario. La sensibilità per il giusto ritmo è uno dei punti forti di Saguaro.

5. La cura per le tematiche sociali, trattate per la prima volta in Bonelli in modo così efficace e "neutrale". Enna è bravo nel presentare le problematiche, nel renderle tessuto della narrazione, senza per questo prendere posizione. La problematica relativa ai nativi americani, per esempio, colora tutta la serie, ma non è mai monodimensionale, in un verso o nell'altro. Ci vedo un approccio molto europeo, una sensibilità che si discosta decisamente da altri tentativi in Bonelli. All'interno dei prodotti dell'editore milanese, credo che la serie che più ha affinità con questo approccio, per quanto con sviluppi del tutto diversi, sia Julia di Berardi, Mantero e Calza.

6. Lo sviluppo psicologico e narrativo del protagonista, che diventa numero dopo numero sempre più enigmatico e sfaccettato. Tanto che non è facile, in effetti, prevederne i comportamenti nel futuro. Questo, senza che la narrazione perda un briciolo del suo realismo.

Purtroppo, Saguaro subisce una serie di difficoltà direttamente imputabili all'editore.
In primis, il parco disegnatori assegnato alla testata ha diversi lati deboli che fatica a coprire per colpa della stringente necessità di rispettare i tempi di realizzazione. Quando le storie si sviluppano con una continuity inesorabile come qui, i tempi devono essere sempre e in ogni caso rispettati. Discutevo tempo fa di questa complessità con Berardi a proposito di Julia. Produrre un centinaio di tavole al mese senza intoppi richiede certo professionalità da parte dei disegnatori, ma anche una notevole velocità per far fronte a possibili intoppi organizzativi. Il campione, in termini di rapporto qualità/velocità/professionalità in Saguaro è senza dubbio Luigi Siniscalchi, che conferma la sua bravura numero dopo numero. Non altrettanto si può dire di altri autori, che pagano o l'inesperienza, o l'eccessiva pressione.
La narrazione ne risente, ma soprattutto ha allontanato una parte di abituali lettori Bonelli poco avvezzi ad approcci grafici fuori da certi canoni.

In secondo luogo, Saguaro è penalizzata dalla mancanza di un costante sostegno promozionale da parte dell'editore. Vero, quando in novembre è girata con insistenza la notizia della prossima chiusura di Saguaro, Marcheselli si è subito attivato per smentire e rinnovare la fiducia dell'editore. Eppure, eppure permane l'abitudine secondo la quale una volta lanciata, una serie deve camminare con le sue gambe. Ma proprio per le difficoltà nell'allargare il bacino di lettori, e soprattutto per il coraggio di Enna nel portare avanti un certo tipo di approccio narrativo, la serie avrebbe richiesto un costante, e rinnovato impegno da parte dell'editore.
Al momento, alla luce anche degli ultimi esempi recenti (Orfani e Dragonero), mi sembra che buona parte della forza promozionale della serie dipenda (troppo) dall'iniziativa individuale degli autori. Ed è, questo, un tema centrale per lo sviluppo futuro della casa editrice.

2 commenti:

  1. Concordo: seguo Saguaro fin dall'inizio e la trovo molto interessante per i temi affrontati, il mix fra continuity e storia singola, per il buon ritmo che Enna sa dare alla narrazione, perche' è un ottimo poliziesco. I pur buoni Orfani e Dragonero godono molto, in effetti, della pubblicità (soprattutto Orfani grazie alla super-attività di Recchioni) ma sono sopravvalutati rispetto a Saguaro che, secondo me, è il migliore fra i tre. Discorso a parte merita Le Storie che è un ottimo prodotto anch'esso.

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  2. concordo anch'io con la tua analisi
    proprio l'altro ieri ho comprato l'albo attualmente in edicola (l'uomo di sabbia) e durante la lettura mi sono ritrovato a fare le stesse considerazioni

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