martedì 29 ottobre 2013

^Sigh^LSB! - Per sempre Claremont



Torno a parlare di X-Men e di Claremont a proposito della sua gestione della serie X-Men Forever. Dove riprende concetti e idee lasciati vent'anni prima.
Su LoSpazioBianco.it in questo articolo.
Uno stralcio:

X-Men Forever è una serie paradosso: fuori dalla continuity ufficiale della Marvel Comics (concetto che, come ha più volte dimostrato Grant Morrison, non ha più nessuna attualità) ha l’ambizione di tornare a sviluppare temi vecchi di vent’anni. Una serie che “non esiste” vuole rinnovare concetti e percorsi narrativi ormai dimenticati. Siamo nella piena, totale involuzione del concetto di serialità, che appare per molti versi come l’ultimo, straziante canto del cigno di un’epoca. 
Lo sceneggiatore si impegna e sembra giocare con rinnovato entusiasmo, ma il meccanismo è ormai rotto. La sensibilità ha perso qualunque contatto con il reale e non riesce a toccare in alcun modo l’emozione del lettore. Le idee appaiono non solo invecchiate, ma tutto sommato decisamente ridimensionate dal tempo, e dalle tante, reali innovazioni che sono avvenute negli anni (anche nella famiglia dei mutanti, basti pensare alla gestione Morrison).

martedì 15 ottobre 2013

^Sigh^LSB! - Orfani



Da un po' di tempo non scrivo qui. Sono nel pieno di un trasloco con annesso cambio di vita.
Segnalo solo un articolo che ho scritto per LoSpazioBianco.it a proposito di Orfani, la nuova serie Bonelli di Recchioni e Mammucari. Un articolo lungo, ma che potresti trovare di qualche interesse, perché allarga di molto il campo.
L'articolo intero è qui.
Di seguito un estratto.

In Orfani, Recchioni opera una scelta chiara e netta: la modernità deve essere al primo posto. Lo sceneggiatore sceglie quindi di puntare su dialoghi eccitanti, vivaci, coloriti, semplici e rapidi.
La scansione delle tavole è contrappuntata da pochi baloon, raramente di grandi dimensioni, dove poche frasi secche e incisive, sopra le righe e intenzionalmente d’effetto muovono la vicenda e definiscono le dinamiche tra i personaggi e i caratteri.
Una scelta coerente con l’impostazioneconcept-oriented di cui abbiamo già parlato ma che non sempre lascia soddisfatti.
Se, infatti, appare chiara l’intenzione dell’autore, al lettore spesso arriva un’amara sensazione di posticcio, d’irrealismo spinto all’eccesso. La scuola di riferimento è senza dubbio un certo hypederivante dal fumetto supereroistico statunitense.
Ma quello che sembra semplicemente funzionare nel fumetto statunitense (complice anche la naturale sintesi ed enfasi simbolica della lingua inglese), in Orfani mette spesso a disagio. Il realismo non è la chiave, come detto. Ma la coerenza narrativa (e linguistica) necessita forse un maggiore equilibrio nelle scelte. Il rischio è di sentire i personaggi parlare tutti nello stesso modo, attraverso frasi fatte, “telefonate” e incoerenti con le caratteristiche intrinseche degli stessi.
Un esempio su tutti è quello del modo con cui i ragazzini della prima linea temporale parlano tra loro. Non ci si aspetta certo l’infantilismo. Non si sottovaluta la necessità psicologica di bambini posti in una situazione di grave crisi e pericolo a crescere in fretta. Ma in troppi momenti, i dialoghi di questa parte di storia hanno espresso pensieri che difficilmente possono occupare la mente dei bambini. Irrealismo funzionale alla narrazione o eccessiva semplificazione?